24/03/2011

Storia breve

racconto, da "Anima umida"Search

1.
Il signor Baldi non sembrava interessarsi alla discussione che tanto invece appassionava Maurizio e Giovanni: possiamo quindi ben capire quanto fu seccato dal sentirsi chiamato in causa dal più giovane dei due, Maurizio, quale testimone diretto del fatto su cui ci si confrontava.
Il signor Baldi non amava discutere, perché non amava prendere posizione su alcunché: anzi, evitava accuratamente di schierarsi, di scoprirsi, di mettersi minimamente nella condizione di poter essere confutato. Sembrerà strano, ma, nella sua vita, c'era sempre riuscito. In qualche modo, sfilava sempre via se stesso da ogni accenno di disputa, in maniera raffinatissima, senza neanche che gli altri si accorgessero del fatto che lui, comunque, si tirava indietro, e potessero così risentirsi con lui, insistere, o addirittura ritirare la stima che riponevano in lui. Sì, perché in quel mondo il signor Baldi era stimato come persona estremamente saggia. Ma quel giorno successe qualcosa di diverso.
Stava ancora pensando a come riuscire a mantenere la sua inossidabile posizione neutrale, quando si accorse che Maurizio e Giovanni stavano svanendo. Fu questione di pochi secondi, e di loro non rimase più nulla. Dopo un attimo di sbigottimento, il signor Baldi pensò che, comunque, aveva risolto il suo problema, e ritornò ad occuparsi della potatura della siepe di fronte al portone di casa sua.

2.
Alla sera si era già dimenticato del fatto: o meglio, ci aveva pensato per un attimo, ma, prima che potesse azzardare una qualsiasi spiegazione di ciò che era successo, il ricordo di quei momenti si cancellò dalla sua mente. Infatti, quando delle persone agitatissime bussarono alla sua porta e gli chiesero notizie dei due ragazzi, non capì di cosa stessero parlando. Si accorse solo che erano persone fatte rispettivamente a forma di madre di Maurizio e sorella di Giovanni, proprio mentre erano ormai diventate trasparenti, inesistenti, mai esistite. E proprio non capiva cosa ci facesse lui, a quell'ora, in vestaglia, sulla soglia della porta di casa, al freddo. Meglio chiudere, e andare a dormire.

3.
Il giorno dopo, il signor Baldi si accorse che c'era molta agitazione nel quartiere. Chiaramente, non chiese a nessuno di cosa si trattasse, per non dover rischiare di farsi coinvolgere in qualcosa che, di sicuro, non lo riguardava. Due passanti si mutarono però in astanti proprio davanti alla sua siepe, e quando, proseguendo la metamorfosi, diventarono dialoganti, seppe suo malgrado che ben quattro persone erano sparite, il giorno prima, senza lasciare traccia. Uno dei due ex passanti, ma ancora astanti e dialoganti, venne meno per un attimo a quest'ultima condizione, divenendo domandante: "Oh, signor Baldi, ha saputo di Maurizio e Giovanni? Non li ha visti, per caso, ieri?". La parola 'ieri' risuonò nell'aria priva di una corda vocale che la emettesse: i due ex passanti avevano attraversato la loro ultima mutazione participiopresentica. Ora erano definitivamente inesistenti. Come quell'appuntato dei carabinieri, che stava interrogando tutto il vicinato: l'ultimo a vederlo fu l'inquilino della casa a fianco di quella del signor Baldi, il quale, dal canto suo, continuava a non conoscere il motivo di tanta agitazione. Meglio non immischiarsi, comunque.

EPILOGO
Quando sbarcai su quell'isola, mi accorsi subito che c'era qualcosa di strano. Infatti, per la strada non c'era nessuno, il silenzio era quasi udibile, se non fosse stato per il rumore metallico di un paio di forbici per potare che tenevano per mano un signore, al di qua di una siepe. Mi avvicinai - era la prima anima viva che incontravo su quella terra - e, dopo esserci scambiati un cortese saluto, gli chiesi il perché di quelle strade deserte, e di quelle case abbandonate...ma non terminai la frase, perché tutto intorno a me cominciò a svanire, finché non mi ritrovai qui, in questo limbo immateriale, insieme a centinaia di persone, che passano il tempo parlando di un tal signor Baldi, giardiniere dilettante.

EPILOGO 2 (ma non riepilogo)
La siepe era ormai ridotta ad un arbusto adornato dalle ultime tenacissime quattro foglie. Il signor Baldi aveva finito il suo lavoro, e uscì a fare una passeggiata. Strano: non c'era nessuno in giro. Neanche al bar, dove in genere si trattenevano i vecchi dell'isola, a parlare per ore del niente che succedeva nella loro terra. Neanche nei negozi, dove la frutta era ormai marcita nelle cassette, la carne nutriva sciami di mosche panciute, la biancheria intima perdeva colore sotto il sole cocente. Nessuno. Il signor Baldi, per la prima volta in vita sua, cercò una spiegazione, e la trovò. E, nell'esatto istante in cui fu certo di aver capito tutto, e le parole si formavano nella sua mente, premendo sulla gola per poter finalmente uscire libere nell'aria, cominciò lentamente a svanire.

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10/03/2011

Notte

racconto, da "Anima umida"Search

A letto, sdraiato,
aspetto che la fata del sonno
sparga un po' della sua polvere magica su di me
per far sì che le poche ore che mi separano dal mattino
trascorrano in sogno
e che il sole, venendomi a svegliare,
mi trovi abbracciato a te
e decida di lasciar scorrere ancora qualche attimo di tenerezza,
prima di sfiorare le mie palpebre per il mio risveglio solitario.
Ma il sole, lo sai, è mio amico,
e se mi sveglia ha buoni motivi.
Lui sa che il mio sogno continua da sveglio,
e mi sveglia per continuare il sogno.
E io continuo a sognare,
e a stupirmi di ciò che sogno.
Sono un bambino,
che riesce a stringere tra le dita l'arcobaleno;
e poi sono un'onda,
mare che si sporge sul mare, bagnandosi di cielo;
eccomi leggero come l'aria,
tanto da poter volare insieme ai gabbiani;
e ancora, sono abbracciato stretto stretto a te, e ci baciamo.
Ed è sul sogno più bello
che la fata del sonno giunge dalle mie parti.
Sole, bussa prima di entrare:
la mia piccolina dorme tra le mie braccia.

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03/03/2011

Quando sono solo

racconto, da "Anima umida"Search

Non so più star da solo
coi miei sguardi che mi scrutano
Non conosco più il silenzio
le parole mi assordano ancora dietro la mia bocca
Non sento più il mio tempo,
mi scappa, mi precede, mi segue,
quando sono solo.
Passiamo da soli il più della vita:
me ne accorgo ora,
ora che il peso dei minuti mi schiaccia di pensieri,
arruffati, come capelli dopo le sue carezze,
senza fine, come la voglia di lasciarsi andare,
impellenti, come il bisogno di non accontentarsi.
Eppure, avevo imparato:
tanto da aver bisogno di cercare
gli angoli le pieghe i bordi le frange degli attimi
per farli miei, solo miei,
e godermeli
mentre ora li fuggo, li evito, mi nascondo loro
li vorrei involgere,
e metterli da parte per l'inverno
quando ne avrò di nuovo bisogno
Ma non si può:
i minuti usati non si possono vivere due volte
se non nel ricordo,
con gioia o rimpianto,
con tenerezza o dolore,
ma la prima volta di ogni istante
è un qualcosa che non ritorna.
E tutti questi minuti vergini
mi aspettano al varco
pronti a balzarmi alla gola
che io porgo loro come la porgerei alla sua bocca
offrendomi scoperto ai loro denti affilati
che fanno strage di me
quando sono solo.

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