03/03/2011
racconto, da "Anima umida"
Non so più star da solo
coi miei sguardi che mi scrutano
Non conosco più il silenzio
le parole mi assordano ancora dietro la mia bocca
Non sento più il mio tempo,
mi scappa, mi precede, mi segue,
quando sono solo.
Passiamo da soli il più della vita:
me ne accorgo ora,
ora che il peso dei minuti mi schiaccia di pensieri,
arruffati, come capelli dopo le sue carezze,
senza fine, come la voglia di lasciarsi andare,
impellenti, come il bisogno di non accontentarsi.
Eppure, avevo imparato:
tanto da aver bisogno di cercare
gli angoli le pieghe i bordi le frange degli attimi
per farli miei, solo miei,
e godermeli
mentre ora li fuggo, li evito, mi nascondo loro
li vorrei involgere,
e metterli da parte per l'inverno
quando ne avrò di nuovo bisogno
Ma non si può:
i minuti usati non si possono vivere due volte
se non nel ricordo,
con gioia o rimpianto,
con tenerezza o dolore,
ma la prima volta di ogni istante
è un qualcosa che non ritorna.
E tutti questi minuti vergini
mi aspettano al varco
pronti a balzarmi alla gola
che io porgo loro come la porgerei alla sua bocca
offrendomi scoperto ai loro denti affilati
che fanno strage di me
quando sono solo.
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