17/05/2011

Dormiveglia

4° capitolo del racconto "Non ho comprato il pepe verde"Search

E' l'alba. Il sole sta iniziando a perlustrare la mia stanza, ma in silenzio, perché è molto educato. Io dormo con la serranda sollevata: il sole è mio amico, lasciargli aperta la serranda è come dargli le chiavi di casa. Può entrare quando vuole, sa di non disturbare mai, come ogni altro mio amico. Riesco appena ad intuire che è qui, perché non sono ancora sveglio. Ma non sono neanche addormentato: meravigliosa condizione! Purtroppo, non dura molto: il tempo di un gemito di piacere, e subito il sonno ha la meglio.
Sono alle elementari. Il talentoscopio conferma ciò che già aveva certificato alla mia nascita, e, a scadenze regolari, aveva poi ripetuto ad ogni controllo: sono portato per la matematica, la fisica e, in generale, per le materie scientifiche. Ora, il tecnico preposto a scandagliare il mio cervello con quell'apparecchio è alla ricerca di alcune molecole particolari che consentano una maggiore precisione, per poter indirizzare definitivamente la mia carriera scolastica. Un segnale acustico ed uno luminoso mi avvertono che la ricerca è andata a buon fine: sì, sarò un ingegnere meccanico.
Scuole medie, primi problemi: mi piace il calcio, mi piace il salto in alto. Ma l'analizzatore di talento mi consente solo il primo, negandomi il secondo: riuscirò meglio nel getto del peso. Sensazione di inadeguatezza: meno male che abbiamo l'analizzatore, ho rischiato di praticare il salto in alto senza esserci portato! Eppure, quel coso lì non riesce a essermi simpatico.
Liceo: sì, lo so, la reazione chimica individuata dall'analizzatore di sentimenti indica che io e Romy siamo innamorati, ma perché non ho mai voglia di vederla? Mi ricoverano per curare questa disfunzione. Neutralizzano alcuni ioni in me e in Romy, e diventiamo amici. Mi sembra strano: meglio però tenere per me questi pensieri.
L'Università è tormentata: supero esami, sì, ma senza convinzione; eppure il Grande Programmatore dice che sarò un buon ingegnere: evidentemente, uno di noi due ha le batterie scariche.
Conosco della gente. Scopro che non sono l'unico ad avere problemi con il proprio Grafico della Personalità e degli Interessi. Ci riuniamo come una setta segreta, dove gli ingegneri si interessano di filosofia, i filosofi di chimica, i chimici di letteratura... ma le analisi del sangue ci tradiscono: una cura a base di ormoni sintetici, e gli interessi tornano a posto. Il nostro mondo ricomincia a funzionare bene. Tutto al posto giusto, nel momento giusto. Pensare che alcuni antichi la chiamavano noia!
Dalla scoperta dell'Orologio Meta-Universale in poi, anche i tempi sono programmati: perché perdere energie nell'ozio, o peggio, insistere con l'arte, se non se ne è capaci? Io, ad esempio, pensavo di essere un artista, un musicista: grazie al talentoscopio, ora so che non saprò mai suonare bene alcuno strumento, che non sarò mai in grado di studiare composizione, quindi meglio non sprecare il mio tempo a mettere insieme suoni che chiamerei musica, e che sarebbero invece penosi accostamenti incoerenti di note. Peccato, mi sarebbe piaciuto, forse...
Mi sveglio sudato. Mi sono addormentato senza inserire il generatore di sogni rilassanti, e ho sognato per conto mio: può essere pericoloso (così mi hanno insegnato), ho commesso una grave imprudenza... ma devo essere malato, perché non avverto alcun senso di colpa... oltretutto, è illegale non sentire sensi di colpa, e questa legge è giusta: chi non ne sente deve recarsi subito al più vicino centro di produzione e farsene impiantare la giusta quantità, altrimenti può diventare pericoloso, per sé e per gli altri.
Ma, in questo momento, non me ne frega niente. Il sonno ha eliminato anche il più subdolo dei sensi di colpa: quello che ti fa sentire in colpa perché non provi sensi di colpa. Un solo pensiero mi pulsa nel cervello, mi rimbalza nello stomaco, mi riempie di adrenalina oltre i limiti consentiti, ma non mi recherò, come dice la legge, presso un centro di raccolta adrenalina per donare il sovrappiù a chi ne ha bisogno, perché stavolta serve tutta a me: devo trovare Kospiger. Gli devo parlare.

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