23/04/2011

Perche' fuggi?

racconto, da "Perche' no?"Search

Emanuele lo interruppe con un gesto misurato, ma deciso, tipico di chi é abituato a vedere gli altri che si confrontano con le sue idee, un po' meno a tenere seriamente conto di ciò che si discosti dal suo modo di pensare.
Lui stette in silenzio, per un attimo, e considerò per la prima volta il nuovo interlocutore: il suo sguardo sembrava più vecchio del suo aspetto fisico, e lui non riusciva a capire se fosse nato prima del corpo di Emanuele, o forse fosse quest'ultimo che, non riuscendo a tenere dietro all'invecchiare dei suoi occhi, avesse deciso di fermarsi un attimo per riposare, e non fosse più riuscito a riguadagnare il tempo di cui gli occhi si erano intanto avvantaggiati; i capelli, castani e setolosi, sembravano voler fuggire dalla sua testa, tanto erano scomposti e diretti verso tutte le direzioni, ma nello stesso tempo si poteva intuire che le loro radici erano ben piantate nel suo cuoio capelluto. Non era né alto né basso, anche se non era momentaneamente possibile valutare esattamente la sua altezza, visto che, dopo la sua interruzione, si era subitaneamente adagiato su una poltrona in modo da occuparne la maggior superficie possibile.
Ed era da lì, da quella posizione un po' sfacciata, con un espressione di sufficienza che sconfinava nella commiserazione, che si preparava a dare un seguito al suo gesto di un attimo prima:
"La tua affermazione può avere senso solo se consideri gli altri come un qualcosa che ha a che fare con il tuo modo di percepire, di fruire delle cose che ti circondano. E io ti dico che questo, se é questo che tu fai, ebbene, questo non ha senso, ma anzi, ti mette in condizione di smarrire, o, quanto meno, di perdere di vista, il tuo vero essere, lasciandolo assopire più o meno comodamente sotto un cumulo di emozioni altrui che ti può far comodo assimilare senza la fatica di andartele a cercare."
Ma chi era quell'individuo che gli parlava in quel modo, senza che nessuno li avesse neanche presentati? E con quale enfasi, con quale teatralità accompagnava le sue parole con ampi gesti delle mani!
Già, le mani...
Prima non le aveva notate, ma ora, mentre lo ascoltava impartirgli lezioni di vita non richieste, non riusciva a staccare lo sguardo dalle sue mani...
La palma era carnosa, muscolosa, solcata da linee ben marcate, dato che riusciva a distinguerle chiaramente, nonostante nella stanza la luce fosse fioca, ed Emanuele si trovasse ad una certa distanza da lui.
Le unghie della mano destra erano lunghe, ma curate, indizio che gli fece pensare che Emanuele suonasse la chitarra classica, oppure vedesse il plettro come un'appendice meccanica che lo allontanasse dallo strumento, con cui forse aveva bisogno di un rapporto fisico molto stretto, che solo le proprie dita potevano assicurargli.
Fu allora che la stanza si fece lattiginosa, indefinita, e l'aria, che prima respirava senza accorgersene, come senza accorgercene facciamo quasi tutto ciò che poi sarà veramente importante nel nostro divenire, l'aria sembrava diventata fluida, e lui sentiva il suo avanzare nella trachea, nei bronchi, sentiva l'ossigeno mentre entrava a far parte del suo sangue, e riusciva a seguire il suo percorso lungo tutto il suo corpo, con il quale non si era mai preoccupato troppo di fare conoscenza. L'unica cosa chiara, definita, che i suoi occhi vedevano, erano le mani di Emanuele, sempre più vicine, che sembravano conoscere il suo corpo molto meglio di quanto lui si fosse preoccupato di conoscerlo fino a quel momento... sentiva che quelle mani potevano trasformarsi nell'aria fluida che scorrazzava nella sua fisicitá, e si sentiva tentare irresistibilmente dalla voglia di farle immergere nella sua anima... sentì che tutto ciò che fino ad allora gli aveva impedito di provare sensazioni del genere rispetto ad un uomo stava svanendo...
"Ma cosa gli é preso?" "Non so, ad un certo punto si é alzato di scatto e se n'é andato" "Scusa, Emanuele, ma in questo periodo é un po' nervoso, forse gli é venuto in mente qualcosa che doveva fare..." "Doveva essere importante, é scappato via..."

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